Terra Aeterna…antica e nuova madre

L’istanza creativa ha portato la ricerca artistica ad una più ampia indagine gnoseologica della realtà, spostando negli ultimi quarant’anni l’interesse della rappresentazione oggettiva dell’immagine alla conoscenza estemporanea dei processi di trasformazione che la stessa creatività artistica comporta.

Esperienze queste che si sono consolidate nel contesto più ampio delle Neo-avanguardie, caratterizzando l’arte contemporanea degli anni ’60 con i percorsi del filone dell’Arte povera, ma soprattutto di quella processuale e concettuale. Per poi esplodere, negli anni ’80, nei grandi movimenti della Trans-avanguardia, del Neo-espressionismo, del Citazionismo, riconducibile al più vasto indirizzo artistico del Post-moderno.

Nel vasto panorama di questa produzione, in cui si nota l’esigenza della ripresa della figura, della decorazione, del recupero della tela dipinta, anche se con inevitabili rivisitazioni delle Neo-avanguardie, queste tendenze sembrano mantenere i propri connotati tra le nuove leve dell’arte contemporanea.

E Carla Nico appare protesa , nella sua attività artistica, a ritrovare quell’ordine naturale delle cose, attraverso un linguaggio espressivo immediato, creando una serie di rappresentazioni di vivido cromatismo materico su cui si intessono figure e motivi semiologici. Immagini che si riferiscono ai miti della creazione, della fecondazione e ai riti del mistero della vita, come si può dedurre dal titolo che accompagna questa rassegna artistica. Quasi in tutti  i quadri esposti campeggiano figure femminili, presenze che si stagliano su fondali o inserite in arredi interni, caratterizzati da un ridondante decorativismo di marcata intensità cromatica. Ben impostate nella loro anatomia, le figure non smentiscono la conoscenza del disegno da parte dell’autrice, e la poderosa plasticità dei corpi proietta emblematiche entità. Queste ultime, come “Vaso”, “Spighe”, “Dea Madre”, per citarne alcune, sono configurazioni afferenti alla simbologia della madre terra generatrice, del grembo materno, dell’abbondanza che offre i suoi doni. Gli elementi che compongono la scena pittorica, non si contrastano ma si compensano, compenetrandosi in rapporto di alto respiro tonale, proiettando una rappresentazione dinamica che sembra svelare i cicli perpetui della natura.

Anche i supporti pittorici, come le tele rotonde, nella loro definizione geometrica, racchiudono la globalità cosmica da cui tutto si genera, a cui tutto confluisce. Questo rinnovato ritorno alla rappresentazione formale, nel caso di Carla Nico, non sembra una tautologia dell’arte figurativa, anche se connessioni marginali esistono con trascorse correnti espressioniste. Pare piuttosto una ricerca per verificare se sussistono ancora opportunità valide per sviluppare autonomamente un linguaggio innovativo. In tal senso ritorna anche il bisogno di “fare arte”, plasmando manualmente oggetti di cartapesta, decorando vasi in terracotta con piumini organici, sviluppando disegni a china, forse tentativi veicolanti a nuove prospettive creative. Esperienze queste care a quella compagine delle Neo-avanguardie che per molti versi si sono risolte in un linguaggio consunto. Tuttavia il discorso sembra continuare nella definizione del titolo della mostra, dando adito ad uno sviluppo di universalità a cui tutte le cose sono legate. 

Quindi è nel ciclo irreversibile dei processi naturali che si cela per l’autrice il senso delle cose a cui l’uomo si rimette simulando i processi creativi. Ecco perciò la manualità nel modellare la pasta di carta che nella sua grammatica emula la natura, pur con interventi che accelerano gli stessi eventi, ma che si forgiano in una forza ineluttabile proiettando nella trasmutazione materia la valenza del compimento artistico.

Così come ricercare tra materiali diversi una qualche connessione assemblando l’organico (piume) con l’inorganico (terracotta), in un rapporto compositivo che proietta una sorta di rappresentazione anoetica di grande effetto estetico, eludendo la gravità che la struttura compositiva racchiude. E ancora tracciare, nel tono della china, disegni magici e antropomorfi per realizzare infine in un contesto mitologico, la trasmutazione della figura umana che attraverso il regno vegetale, si ricongiunge alla madre energia. Se da un lato Carla Nico, con la presentazione della sua produzione artistica degli ultimi due anni conferma in parte l’esigenza di una creatività all’insegna di una rappresentazione formale, dall’altro rimango aperti i confronti per la conoscenza gnoseologica di certi processi artistici che, per la loro stessa natura, non sono immediatamente intelligibili, ma percepibili dalla sensibilità operativa. Ciò, nella veridicità estemporanea della trasposizione dell’evento, lo coniuga in valenza creativa. E’ atto d’amore, “un amore che no delimita ma si profonde nel divenire della nostra esistenza a cogliere le verità del momento”. Verità che si accompagna nel meraviglioso cammino dell’arte contemporanea.

 Marzo 2002

                                                                                                                                                                                                        Gehum Tabak