Come nasce un quadro

COME NASCE UN QUADRO?
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Come nasce un quadro?

Qual è la verità?

Che valore dai al colore?

Perché arte figurativa, perché i personaggi, specialmente femminili, sempre protagonisti?

Questi personaggi sono reali o di fantasia?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come nasce un quadro? ^

Nasce dall’emozione che suscita in me un volto, una storia, la luce che colpisce certi oggetti, la suggestione provocata da una stoffa colorata, da un ricordo…
Ho imparato a sottostare agli impulsi.
Sono le immagini che spingono per nascere. C’è una vecchia  o un vecchio saggio in ogni testa, molto più antico e “onesto” di noi, che sa vedere e cogliere la poesia delle cose, parla col linguaggio delle favole e dei miti, per raccontare semplicemente la verità.

 

 

Qual è la verità? ^

Io non la so, e non ho la presunzione di svelarla col pennello, ma penso che sia composta di quelle aspirazioni e di quella tendenza ad un “oltre” che non è mai cambiata con le epoche e con le rivoluzioni della storia umana.
In questo caso per verità intendo l’espressione nuda, rivelatrice, come se si trattasse di un dialogo con lo specchio.
In effetti il primo a conoscere la sua creatura è il pittore, o l’autore in qualunque campo, e deve essere il primo e più obbiettivo osservatore di essa, più ancora che giudice, a mio avviso, perché attraverso l’esame della propria produzione può forse intuire di se stesso aspetti inattesi.

 

 

 

Che valore dai al colore? ^

Il potere evocativo di combinazioni di forma e colore è determinante per la creazione di certe atmosfere. Di conseguenza i colori influiscono sull’umore e sullo stato d’animo. L’autore è il primo a ricevere attraverso lo sguardo l’influenza della propria opera.
Io ricerco nelle mie tele l’aiuto che possono darmi, un effetto direi terapeutico, quasi…
Appunto qualche schizzo su un foglio, ma a volte anche qualche riga direttamente col pennello, oppure graffio una tela preparata col manico del pennello stesso. A quel punto tento di fare un ritratto di quel fantasma che abita solo nella mia testa, cerco di rendere visibile quello che nell’immaginazione mi è sembrato poetico, lirico. Allora il tempo scorre con una rapidità estrema, se nessuno mi interrompe salto i pasti e riesco a rimanere in piedi ore ed ore senza accorgermene finché non ottengo quella somiglianza. Infine l’esame, da parte del mio occhio, che deve prima staccarsi, restare per un po’ lontano prima di  elaborare criticamente il lavoro.  Se tale esame viene superato, se la risposta istintiva è positiva, procedo ad una fase di ritocchi e trasparenze, che non sarebbero possibili in un’unica seduta. In qualche caso sono necessari molti interventi a distanza di tempo, per permettere all’olio di asciugare.
 Vario le scale di colore e gli accostamenti secondo il bisogno che ho in quel momento. La mia produzione, fino ad oggi è stata ricchissima di toni accesi, contrasti forti, con una predilezione per i colori primari, ma a periodi sento la necessità di dedicarmi a soluzioni monocromatiche, con le vibrazioni intimistiche dei blu o quelle rassicuranti delle terre, oppure evitando completamente il ricorso alla tavolozza, per far uso di materiali poveri, ma molto affascinanti, come la carta macerata.

 

 

Perché arte figurativa, perché i personaggi, specialmente femminili, sempre protagonisti? ^

Anche in questo mi faccio guidare dalla necessità interiore.
Il personaggio è protagonista perché io racconto, io sono un personaggio, e vivendo mi accosto ad altri protagonisti: la mia e quella dei miei simili è la storia più interessante che conosco…
La scelta del sesso delle figure è dettata dal messaggio di fondo che nella mia intenzione dovrà filtrare dall’immagine.
In realtà non amo parlare di messaggio, piuttosto di suggerimenti:
qualsiasi figura io usi nelle tele assume il senso di un simbolo
Donna: madre > natura > generazioni > continuità > nutrimento > protezione > eternità > bellezza > sensualità > esternazione.
Uomo: padre > forza > stabilità > difesa > azione > pensiero > devozione > intensità > grandezza > invenzione.
Il tema predominante, che domina la mia creatività da diversi anni, è quello della continuità della vita, che attraverso le generazioni si rinnova. Mi sono appassionata ed affezionata al personaggio dell’antico albero-nonna dalle tante braccia aggrovigliate che si caricano di frutti, che si spogliano e tornano a germogliare ogni volta che si completa il giro vitale intorno alla nostra stella, ogni volta che Proserpina ritorna a poggiare i piedi sui prati, dopo aver trascorso metà dell’anno nel regno dei morti.

 

 

Questi personaggi sono reali o di fantasia? ^

Sono in gran parte ispirati a personaggi reali, ma filtrati dalla memoria.
Basarmi sul ricordo mi aiuta a “sfrondare” l’immagine dall’eccesso di realismo, per trasformarla in icona.
A tale scopo evito un contesto spazio-temporale riconoscibile.
Spesso uso fondali geometrizzanti, con decorazioni composte da motivi di simboli, maschere, losanghe, graffiti, figure stilizzate, vegetali, raramente accenno ad una prospettiva o suggerisco un ambiente esterno al contenitore-stanza che circonda la figura.
La superficie della tela, lasciata libera dal soggetto principale, in certo modo racconta di lui, ne ritaglia la forma, ne mette in risalto i contorni, lo esalta. E quegli spazi complementari al soggetto sono spesso abitati da piccole storie parallele che ne ripetono in sordina gesti e toni, oppure creano un eco di contrasto mutuando la loro vita da un altro piano, una dimensione altra rispetto alla scena principale.
Negli affreschi pompeiani, nei mosaici bizantini, nelle grandi tele e pareti di Klimt,  ad esempio, amo l’ accostamento vitale ed esaltante fra imponenti figure e fregi ripetitivi, dal valore, questi ultimi, quasi di una nenia, un ritornello, come una forma rassicurante perché nota, un rito che scandisce il tempo, a ribadire il senso delle tradizioni, il filo che cuce le tappe della vita. Amo il ritmo e la prepotenza con cui quei capolavori si impongono all’attenzione  per l’armonia, per l’autorevolezza e l’eleganza con cui colori saturi e intensi descrivono occhi, vesti, arredi, gioielli, interni, giardini, ali, visioni, feste, lotte, cerimonie, guerre, santi… con la forza dei rossifuoco, blucielo, giallofiore, verdefoglia, nerocarbone, toni accesi, sempre, ma accostamenti sempre in equilibrio, senza stridore.

Alcuni soggetti, come ho già spiegato, fanno parte di un percorso narrativo intrapreso da lungo tempo, altri nascono dagli incontri con  temi,  problemi, esperienze che nel tempo vanno ad arricchire la rosa dei racconti, con riferimenti più o meno velati anche all’attualità, alla vita reale. Spesso “parto” sull’impulso di una visione, di un flash.
In quel caso devo fare in fretta a fissarlo prima che svanisca, prima che la spinta appassionata che mi muove venga meno.
Sono i casi in cui mi chiedo, alla fine, perché per me fosse così importante far nascere quel personaggio. In genere riesco a darmi una risposta motivata in breve tempo.
Mi accorgo ogni volta, che, quando vado così affannosamente dietro al fantasma, in realtà è quel vecchio antico e saggio che riesce a trovare voce, quello stesso che cura la regìa dei sogni, quando lo stato cosciente entra in stand-by e si lascia correre la Fata, e anche l’Orco.